Per tutelare la biodiversità dei suoli, favorirne la rigenerazione e non compromettere i microrganismi che contribuiscono a mantenerli in vita, abbiamo deciso di limitare l’impiego di diserbi chimici, preferendo l’utilizzo di inerbimenti.
Facciamo prove in cui mettiamo a confronto gli inerbimenti spontanei, già presenti quindi su quel suolo e inerbimenti fatti da essenze da noi selezionate, per arricchire il terreno di componenti organici, ma anche per rendere più efficiente la sua copertura.
Nelle prove che eseguiamo confrontiamo i diversi regimi di sfalcio (l’altezza alla quale le erbe presenti in campo verranno tagliate), i livelli di copertura del suolo, la persistenza delle piante nel tempo e il potenziale impatto sulla fertilità biologica del terreno.
Quando parliamo di fertilità biologica intendiamo la popolazione microbica che lo abita, più è presente e maggiore sarà la salubrità del terreno.
Un suolo inerbito è particolarmente importante per diminuire l’erosione idrica ed eolica, per favorire il rilascio di essudati radicali, sostanze fatte di zuccheri semplici, acidi organici e amminoacidi prodotte dalle piante a livello della radice che contribuiscono a migliorare la struttura del suolo e l’immagazzinamento di Carbonio. Migliorando la struttura del suolo si riesce ad aumentare la ritenzione dell’acqua da parte del terreno che risulterà essere maggiormente disponibile in periodi di siccità o quando la risorsa sarà più scarsa.